fbpx

Festa del Lavoro: quando il sostegno a distanza libera i bambini dal lavoro minorile

Ieri 1° maggio, in Italia e in molti paesi del mondo, abbiamo celebrato la Festa del Lavoro. Una giornata nata per ricordare le conquiste dei lavoratori, il valore della dignità umana, la lotta per i diritti, per i salari giusti, per la sicurezza. È una festa di chi lavora, ma anche di chi ha lottato per poterlo fare in condizioni umane.

Ma mentre celebriamo tutto questo, non possiamo dimenticare che in molte parti del mondo il lavoro non è un diritto conquistato, ma un destino imposto anche ai bambini.

In Angola, Brasile e India, dove il Faggio Vallombrosano è attivo con i suoi progetti, il lavoro minorile è ancora una realtà diffusa. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo ci sono ancora 160 milioni di bambini costretti a lavorare, molti dei quali in condizioni pericolose e senza alcun accesso all’istruzione.

Bambini che invece di andare a scuola vendono frutta per strada, raccolgono plastica nelle discariche, fanno lavori domestici o pesanti, rinunciando all’infanzia, ai sogni, al futuro.

Quali lavori fanno i bambini nel mondo?

Il lavoro minorile assume forme diverse nei paesi dove operiamo – Angola, Brasile, India – ma ha un denominatore comune: nega l’infanzia.

In Angola, molti bambini sono coinvolti nel lavoro agricolo, spesso sotto il sole cocente, o vendono beni nei mercati locali per aiutare la famiglia a sopravvivere. Alcuni, purtroppo, vengono anche impiegati in attività minerarie, estremamente pericolose. Altri invece venduti a famiglie più benestanti per svolgere lavori domestici.

In Brasile, il lavoro minorile si annida nelle zone più povere e nelle favelas. Qui i bambini sono impiegati in lavori domestici non retribuiti, vendono caramelle e oggetti ai semafori o aiutano nei campi agricoli. In alcune aree urbane sono anche a rischio di coinvolgimento in attività illegali come il narcotraffico.

In India, la situazione è ancora più complessa: milioni di bambini lavorano in piccole fabbriche tessili, nella produzione di mattoni, nella raccolta dei rifiuti o in laboratori artigianali. Spesso si tratta di lavoro invisibile, svolto in casa o in ambienti isolati, che li allontana completamente dalla scuola.

Questi bambini non scelgono. Subiscono. E spesso nessuno li vede.

Ogni bambino a scuola è un bambino in meno al lavoro

Ed è qui che entri in gioco tu.

Attraverso il sostegno a distanza, contribuisci ogni giorno a togliere bambini dal lavoro minorile e a restituire loro il diritto più semplice e importante: essere bambini.

L’istruzione è la chiave che apre le porte del futuro e chiude quelle dello sfruttamento.

Quando un bambino studia, tutto cambia: non solo per lui, ma per la sua famiglia, per la sua comunità, per il mondo.

Grazie al Sostegno a Distanza possiamo:

coprire i costi scolastici (rette, libri, materiali)

fornire pasti caldi e cure mediche

garantire un ambiente educativo protetto e stimolante

accompagnare anche le famiglie, affinché possano sostenere l’educazione dei figli

Il vero lavoro è coltivare il futuro

In questo 1° maggio, celebriamo il lavoro adulto, dignitoso, scelto e sicuro.

Ma ancora di più, vogliamo celebrare ogni bambino che oggi, grazie a te, può sedersi in classe, aprire un quaderno, immaginare il domani.

Perché il nostro lavoro – e il tuo – è questo: dare possibilità, protezione e futuro.

Il nostro impegno è una semina silenziosa che un giorno diventerà raccolto.

Grazie per esserci. Grazie per aver scelto di lottare con noi anche contro il lavoro minorile.

E buona Festa del Lavoro in ritardo: che sia stato un giorno di riflessione, di consapevolezza, e anche di speranza.