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Il Brasile, sotto imposizione della Corte Interamericana dei Diritti Umani (IACHR), dovrà risarcire di un milione di dollari una tribù di indigeni situata a nord est del paese.

La comunità in questione è quella degli Xukuru, formata da circa 7.000 indigeni. Vivono nella regione di Agreste di Pernambuco in un territorio di circa 27.000 ettari, distribuiti in 24 villaggi.

Il motivo della disputa

Fonte foto: www.tpi.it

Da anni la comunità lotta per riavere indietro le proprie terre, spesso confiscate dallo stato con l’uso della forza e poi rivendute ai privati. Nel 1989, anno di inizio degli espropri, il capo della comunità Xicão tenta di resistere insieme al popolo, ma viene ucciso nel 1998 sotto commissione di alcuni agricoltori locali.

Perciò, il caso finisce davanti alla Corte Interamericana, dando via ad un processo amministrativo per decidere il riconoscimento, la titolazione e la demarcazione del territorio conteso.

La soluzione

Dopo 30 anni di lotte, la Corte Interamericana dei Diritti Umani, il più alto organo giudiziario dell’Organizzazione degli Stati americani (OAS), dichiara vincitore della battaglia il popolo indigeno. Hanno finalmente ottenuto la demarcazione della terra indigena di Xukuru, il diritto collettivo del popolo alla loro terra tradizionale e un risarcimento di un milione di dollari. L’importo andrà a un fondo, gestito dagli stessi Xukuru.

Le parole del capo

Marcos Xukuru, 39 anni, capo della tribù, appena saputa la notizia ha affermato: “E’ una bellissima notizia. Non siamo felici, siamo raggianti. Adesso devo avvertire tutti quanti. Non è facile. Il nostro è un territorio vasto, i villaggi sono lontani. Ma devono sapere”. Aggiunge inoltre: “La decisione della Corte ci dà grande sollievo perché abbiamo avuto un periodo molto difficile nel nostro territorio dall’assassinio del nostro capo Xikão”.

Altre vittorie ottenute dai popoli indigeni

Secondo Marcos, questa decisione aiuterà tutti i popoli indigeni dell’America latina ad ottenere giustizia.
Infatti, è già il secondo processo contro lo stato brasiliano. Il primo fu a favore della comunità degli Yanomani, altro importante gruppo indigeno dell’Amazzonia, al confine tra Brasile e Venezuela.
Avevano denunciato la costruzione di una strada con la quale erano arrivati migliaia di garimpeiros, minatori illegali e tagliatori di alberi. Questo aveva portato a inquinamento, malattie, criminalità, contrabbando.
Nel 1992 anche loro hanno ottenuto giustizia: il governo brasiliano, infatti, ha fissato i confini del Parco Yanomani.


FONTI: The post internazionale

La Repubblica

 

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