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Questo lunedì parliamo di una forma d’arte un po’ particolare, una fusione di danza, lotta e rito tribale, la Capoeira. 1558508_455846464519101_4326721970799563231_n

La Capoeira accompagna il popolo brasiliano dalle sue più antiche origini, nasce intorno al 1580 quando gli schiavi africani bantù vennero deportati dai colonizzatori portoghesi in Brasile, portando con sé i rituali e la loro cultura. Questi schiavi africani, originari dell’Angola e del Congo, venivano impiegati come mano d’opera in lavori massacranti nelle piantagioni di canna da zucchero. Spesso trattati con condizioni disumane, studiarono una particolare forma di autodifesa e di lotta mascherata sotto forma di danza rituale mimica. Molti schiavi in questo modo riuscirono a difendersi dai soprusi e dalle frustate dei coloni europei, ad eliminare i sorveglianti bianchi che li vessavano, ed a fuggire nelle foreste all’interno del Brasile; costruendo in esse dei villaggi, detti “Quilombos” in cui ricominciare a vivere secondo le loro abitudini e liberi da persecuzioni disumane.

L’arte della Capoeira è così diventata una delle più grandi espressioni folcloristiche del Brasile; viene praticata da tutti, bambini, donne, uomini, e la si può vedere per le strade, negli spettacoli e nelle palestre. In tante canzoni popolari e mondane, la parola Capoeira ricorre ad evocare qualsiasi simbolo di questo grande paese.

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