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Alice Romiti, volontaria del Faggio, ad ottobre ha partecipato insieme a Cosimo Gragnani al viaggio solidale in Brasile. Mentre Cosimo ci ha descritto le mansioni svolte e le emozioni che ha provato nello svolgerle (che potete leggere quì: http://bit.ly/2CUpjyV), Alice si sofferma più sull’aspetto culturale, sulle impressioni che ha avuto della popolazione locale e sulla vivibilità del Paese.

ALICE – Il viaggio in Brasile è stata un’esperienza davvero stupenda, molto stimolante sotto tanti punti di vista.
Grazie al Faggio Vallombrosano abbiamo l’opportunità di fare questo viaggio di monitoraggio: insieme a Marco o Lucia controlliamo che tutto sia in regola e che i bambini abbiamo effettivo bisogno del nostro aiuto. Andiamo a visitare tutte le famiglie, casa per casa, controllando così la situazione,  e parliamo con tutti i bambini. È un momento dove possiamo raccogliere più informazioni, e dove facciamo le videointerviste ai bambini, da mandare in seguito ai padrini e alle madrine, per creare comunicazione tra loro.
Inoltre, riusciamo a controllare bene la situazione grazie all’aiuto delle suore dei centri: sul posto sono le nostre mediatrici coi bambini, e anche dall’Italia siamo in continuo contatto con loro che ci aggiornano sulla situazione quotidianamente, tramite Skype telefonate o mail, ci fanno domande, ci parlano dei bambini e ci informano. Infatti, un po’ per il ruolo che rivestono nella comunità, un po’ per il ruolo istituzionale che hanno, sono sempre a contatto con le famiglie e coi bambini.

Il Brasile è una realtà assolutamente particolare, fatta di contrasti. Da un lato troviamo città enormi, abbastanza sviluppate e bellissime. Ad esempio a Copacabana o a Rio de Janeiro è una cosa incredibile: vialoni, palazzi, super grattacieli, grandi alberghi, negozi enormi..tutto così grande e lussuoso.
Non serve cambiare città, ma basta girare l’angolo per notare il contrasto (ad esempio a Rio de Janeiro): trovi una parte della città devastata, sporca, piena di criminalità, con visi poco raccomandabili.

Oltre a questo, le persone sono povere. Più o meno il cibo non manca, perchè è una terra molto rigogliosa e quindi tutti hanno nel loro giardinetto alberi di cocco, di more o un orticello; quello che manca è il riso e il latte, che sono forniti dalle suore. Quindi per povertà si intende persone che vivono con poco cibo, in case senza porte e finestre in cui vivono sette persone in due stanze.
Nonostante la povertà, hanno il senso dell’ospitalità simile al nostro: ci hanno invitato a casa, hanno cucinato per noi, ci hanno offerto da bere ed abbiamo mangiato tutti insieme.
In più, hanno degli scopi per il futuro: ad esempio se chiedi ai bambini cosa vogliono fare da grande, non rispondono semplicemente “il medico”, ma sono più specifici (ad esempio “biologo marino”), sanno di voler fare l’università o altro… Quindi, sono persone molto povere, ma che si rendono conto bene della vita e dell’importanza della cultura.
Hanno un livello culturale inferiore al nostro, ma hanno una percezione del mondo e i valori simili ai nostri: infatti, non ci sono disparità tra uomo e donna, né tra bambino e adulto. Anche se la chiesa ha un ruolo ancora di sostegno, non ci sono più fanatismi religiosi (ovviamente sto parlando in termini generali). Quando ti trovi a contatto con loro, ricevi un’accoglienza stupenda, ti senti a casa e al pari loro.

Una famiglia brasiliana fotografata durante il monitoraggio

 

Come dicevo, il Brasile ha una realtà particolare perchè è un paese povero, ma allo stesso tempo ricco. È un paese enorme: ad esempio, Rio de Janeiro ha sei milioni di abitanti, San paolo dodici milioni. Secondo me le persone hanno bisogno di aiuto, ma non siamo così distanti culturalmente, come ad esempio in Africa o in India dove ci sono persone bisognose di aiuto nettamente diverse da noi dal punto di vista culturale.
Il Brasile è un paese con miliardi di potenzialità, tuttavia è afflitto da molta corruzione e da un alto tasso di  criminalità, dove possiamo trovarci in situazioni davvero molto pericolose.
Il posto più pericoloso dove siamo stati è Itaborai, una delle favelas di Rio de Janeiro. Lì, la suora del centro è stata minacciata più volte con una pistola alla testa ed è stata derubata in casa. Di solito le persone che hanno un ruolo religioso vengono “risparmiate”, ma lì non si risparmia nessuno.
Una scena che mi ha colpito è stato quando ci è passata davanti una banda armata di fucili in moto e macchine, poteva bastare un secondo e ci avrebbero potuto sparare; siamo rimasti sorpresi, non ci aspettavamo di vedere una situazione così estrema, che solitamente vediamo nei film.
Quando entri nelle favelas non ti accorgi nemmeno che stai entrando, quindi può crearsi una situazione di paura. Infatti, potrebbe succede che tu venga scambiato per uno di un clan rivale o per un poliziotto, e quindi ti potrebbero sparare a vista.
Di solito ci sono sentinelle all’ingresso delle favelas che però noi turisti non riconosciamo, ma le suore li riconoscono e ce le hanno indicate. Fermano la macchina e da quel punto in poi prosegui a piedi, nascondendo la macchina fotografica, non potendo fare foto ed evitando di guardare in faccia le persone.
Ci sono delle favelas , come quelle dove abitavamo noi a Itaborai, non adibite allo spaccio: noi eravamo nella colonia di lebbrosi, abitavamo proprio davanti al centro; è comunque pericoloso, ma con le suore puoi andare tranquillamente.
Mentre nelle favelas adibite allo spaccio delle città fulcro del traffico, come a Rio de Janeiro, vi sono delle strade di perimetro dove vi sono poltrone, televisori, massi e altre cose che bloccano il passaggio, perchè sabato e domenica vengono chiuse totalmente per consentire il traffico in tranquillità.

Alice Romiti e Cosimo Gragnani durante il viaggio solidale

 

Per maggiori informazioni riguardo la nostra associazione scrivi a marco@adozioniadistanza.it, visita la pagina Facebook http://www.facebook.com/sostegnoadistanza/ o chiama direttamente la sede Highlights info row image 0586 579913

 

Giordana Pucciani

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