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Dopo oltre due decenni dal termine della devastante guerra civile che ha lasciato cicatrici profonde nel tessuto sociale ed economico dell’Angola, il paese si trova ancora a lottare per risollevarsi. Durante la guerra civile le infrastrutture sono state distrutte, la popolazione è stata massacrata, e ancora oggi il processo di ricostruzione economica e sociale procede a passo lento.

Nonostante le ricchezze naturali del paese, l’Angola si trova al 148° posto su 189 nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano, con un tasso di povertà che raggiunge il 41%, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica.

La dipendenza eccessiva dal settore estrattivo, una gestione fiscale pubblica inefficace e accordi commerciali internazionali spesso svantaggiosi intrappolano il paese in una spirale di crisi.

I momenti di crescita sono brevi e disordinati, mentre lunghi periodi di instabilità minano gli sforzi di sviluppo.

L’istruzione soffre a causa della mancanza di scuole e insegnanti, specialmente nelle zone rurali e nel sud del paese, con una percentuale di analfabetismo che si attesta al 72,28%.

Le condizioni di vita quotidiane sono estenuanti, con famiglie che effettuano manualmente la coltivazione e il raccolto, mentre la mancanza di infrastrutture sanitarie adeguate si traduce in una carenza di personale medico e di farmaci.

L’attuale inflazione aggravata ha ulteriormente compromesso la situazione. Suor Berenice, Superiora della missione in Angola delle Suore Francescane di San Giuseppe, che opera nel paese da oltre due decenni, ha recentemente testimoniato un peggioramento della situazione. Racconta di file di persone che, in cerca di cibo o oggetti vendibili, si ritrovano a rovistare tra i rifiuti, cosa mai successa a suo dire, nemmeno durante gli anni più difficili.

 

In questo scenario, gli enti religiosi giocano un ruolo cruciale nel fornire protezione e sviluppo umano alle comunità più vulnerabili, agendo come, forse le uniche, istituzioni affidabili e radicate nei territori più remoti.

 

Cosa succede nei nostri centri?

 

Le nostre suore sono impegnate quotidianamente nel sostenere le famiglie delle loro comunità e comprendere ogni situazione di crisi per cercare di aiutare dove possibile.

 

L’attuale ondata di inflazione ha gettato le famiglie nelle grinfie di prezzi elevatissimi per beni di prima necessità come riso e zucchero. A Kangandala, ciò ha comportato la drastica decisione di interrompere l’acquisto di biscotti e la preparazione di dolci a causa dei costi proibitivi dello zucchero.

In questo contesto critico, nelle zone rurali, la migrazione verso le grandi città è diventata una tendenza sempre più diffusa. Una scelta spesso dettata dalla speranza di una vita migliore, ma che purtroppo porta all’allontanamento dei bambini dai centri di assistenza dove ricevevano un supporto costante. Ironia della sorte, la maggior parte di coloro che intraprendono questo viaggio non migliora la propria situazione economica, anzi, si trova a fronteggiare nuove sfide e difficoltà.

Un’altra angoscia crescente riguarda le bambine, spesso vittime di promesse ingannevoli. Molti genitori le “vendono” nella speranza che ricevano un’istruzione e vengano trattate bene. Purtroppo, la realtà è ben diversa: molte di loro si ritrovano costrette a svolgere lavori domestici o addirittura impiegate come manovalanza nei campi.

Le nostre suore affrontano queste sfide con coraggio e determinazione, lavorando instancabilmente per costruire un futuro migliore per le comunità che servono.

Il vostro sostegno è ogni giorno sempre più importante per far sì che le suore abbiamo sempre di più le risorse per affrontare tutto questo.

Quindi non vi chiediamo altro di passare parola il più possibile, raccontando ad amici e parenti il nostro Progetto. Ogni sostegno ma anche ogni piccola donazione in più può fare la differenza per tanti bambini!

Scritto da: Sara

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